Lanverio stava camminando in quel paesaggio distorto, incerto fra passato e futuro, quando improvvisamente il silenzio del sentiero fu rotto da un rumore di passi. Si voltò di scatto e vide una figura che si avvicinava a lui: un ragazzo giovane, dal volto familiare ma senza nome, che camminava lentamente verso di lui. Il ragazzo portava con sé una piccola sacca e un bastone, come fosse in viaggio. Quando lo vide più da vicino, Lanverio notò che il ragazzo sembrava essere in pellegrinaggio accompagnato da un vescovo, che sentendoli parlare erano diretti molto lontano. Il suo viso esprimeva una calma quasi sovrannaturale, una serenità che contrastava con la furia che ardeva dentro Lanverio.
Gli occhi del guerriero si serrarono. La spada del condottiero, che portava da sempre come simbolo di potere e protezione, cominciò a vibrare impercettibilmente. Un fruscio simile a un sussurro inquietante emerse dalla lama, come se stesse reagendo alla presenza del ragazzo. Lanverio sentì il suo cuore accelerare mentre il suo sguardo cadeva sugli occhi del ragazzo che, stranamente, sembravano rispecchiare qualcosa di familiare… Come se avessero vissuto più vite. Come se fossero legati a lui da un filo invisibile.
Fu in quel momento che Lanverio capì: il ragazzo era posseduto dalla strega. Era una trappola sottile, tessuta dalla stessa forza che manipolava il tempo. La strega sapeva che la chiave per liberare i suoi compagni sarebbe stata la pazienza del condottiero, ma la sua rabbia accecava ogni altra possibilità. Il guerriero, scosso dalla consapevolezza, sentì che il ciclo doveva essere spezzato, e che l’unico modo era affrontare quella presenza per fermare il male che la strega aveva diffuso. Così decideva di proseguire quel percorso e di capire dove stesse andando quel ragazzo e quel sacerdote, cercando di mantenere la calma che tanto ambiva.