Sconfitto il drago, l’urlo della strega ruppe il silenzio glaciale della valle. La rabbia per l’astuzia e il coraggio di Lanverio bruciava nel suo cuore oscuro. Con un gesto della mano, evocò una magia tanto potente da scuotere la terra sotto i loro piedi. I soldati di Lanverio, che avevano combattuto al suo fianco con forza e lealtà, si trasformarono in pietre, statue immobili con espressioni di terrore e incredulità.
Lanverio, vedendo i suoi compagni cadere uno a uno sotto la maledizione, inalzò la spada verso il cielo, gridando: “Non lascerò che la tua oscurità distrugga tutto ciò per cui abbiamo combattuto!” La lama, ancora incandescente del fuoco sacro del Maglio, s’illuminò di una luce intensa, riflettendo tutta la volontà e la determinazione del cavaliere.
Ma prima che potesse compiere un altro gesto, una forza invisibile lo colpì al petto. Fu come essere travolto da un’ondata di vento e ghiaccio. La strega aveva scagliato contro di lui una magia antica e misteriosa, talmente potente che Lanverio non riuscì a opporre resistenza, ma non aveva previsto quel miscuglio di energia del fuoco sacro e del suo incantesimo. così il tempo sembrò rallentare, la luce intorno a lui si spense, e il mondo svanì in una spirale di ombre e bagliori dorati.
Lanverio riaprì gli occhi.
Non c’era più traccia del lago di Ghirla o delle montagne della valle. Al suo posto si stagliava una struttura immensa, dall’aspetto imponente e misterioso. Lanverio si trovava in piedi su un terreno pavimentato, immerso in una luce crepuscolare. Davanti a lui si ergeva una cattedrale che sembrava sfidare il cielo stesso: guglie scolpite che si innalzavano come lance, grandi finestre di vetro colorato che catturavano ogni riflesso, e un’atmosfera densa di silenzio e reverenza.
Inciso in una delle grandi porte si leggeva una parola a lui sconosciuta ma dal suono solenne: “Lourdes.”
La spada di Lanverio, che teneva ancora stretta nella mano, sembrava vibrare leggermente, come se rispondesse alla strana energia di quel luogo. Cercando di mantenere la calma, avanzò verso l’ingresso della cattedrale. Ogni passo riecheggiava nel vuoto, amplificato dall’assenza di qualsiasi altro suono.