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La Battaglia al Lago di Ghirla

Al suono della sua voce, il lago esplose in una tempesta di schegge di ghiaccio. Dalle profondità gelide emerse una creatura colossale: un drago interamente fatto di ghiaccio, con occhi azzurri che scintillavano di luce innaturale e un ruggito che sembrava spezzare l’aria stessa. Le ali trasparenti scintillavano al riflesso della luna, mentre ogni respiro faceva congelare l’aria attorno.

Lanverio estrasse la spada, il cuore stretto in un misto di paura e determinazione. Il drago si sollevò sopra di lui, possente e inarrestabile, e con un colpo delle sue ali congelò il terreno sotto ai piedi del cavaliere. Lanverio scivolò, ma mantenne l’equilibrio, scagliandosi verso la creatura con tutta la sua forza.

I suoi compagni, la truppa che lo aveva sempre sostenuto, erano dietro di lui, pronti a dare tutto. Ognuno di loro brandiva una spada, una lama che rappresentava non solo forza, ma l’unione del gruppo e la speranza della determinazione potesse sconfiggere anche il freddo più intenso.

Il primo fendente colpì il fianco del drago, ma il ghiaccio era spesso come l’acciaio, e il colpo risuonò con un suono sordo. Il drago contrattaccò, soffiando un’ondata di aria gelida che immobilizzò le spade dei cavalieri, avvolgendo le lame in un manto di gelo.

“Non combattete solo con le spade!” riecheggiò la voce di Selva, come un richiamo nella mente di Lanverio.

Con un lampo di intuizione, Lanverio guardò i suoi uomini. Insieme si inginocchiarono e si radunarono attorno al cuore del lago, dove il drago continuava a ergersi in tutta la sua maestosità. “Unite le forze!” ordinò Lanverio.

La decisione era stata chiara fin dall’inizio: sfruttare il calore e la potenza delle loro lame, cosa poteva rendere le loro armi così incandescenti?

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